Dopo gli attentati nel metrò di Londra del 7 luglio 2005 (ovviamente attribuiti ad Al Qaeda), Robin Cook, ex
ministro degli esteri britannico, scrisse sul Guardian: «per quanto ne ricordo, Al Qaeda non è un gruppo
terroristico, ma il nome del database americano con i nomi dei mujaheddin arruolati dalla CIA per
combattere in Afghanistan».
Era un «avvertimento» a chi di dovere. Meno di una settimana dopo, Robin Cook moriva di un misterioso
infarto (a 59 anni) mentre passeggiava nelle campagne scozzesi. Ma i procuratori di infarti a comando non
possono arrivare a tutto. Gli dev'essere sfuggito (è sfuggito anche a noi) un articolo apparso sulla rivista
World Affairs, che si pubblica a New Delhi, nel numero aprile-giugno del 2004. Qui un ex agente
dell'intelligence francese, di nome Pierre Henry Bunel, parlava distesamente di Al Qaeda come database
molto tempo prima del povero Cook.
Ecco i ricordi dell'agente Bunel: «la prima volta che ho sentito di Al Qaeda è stato mentre completavo
un corso di comando e Stato Maggiore in Giordania. Allora ero ufficiale dell'Armata Francese, che aveva
stretti rapporti di collaborazione con la Giordania». «Due dei miei colleghi giordani erano esperti in
computer, ufficiali della forza aerea. Un giorno scherzarono sul database informatico Al Qaeda».
Da loro, Bunel ha appreso la seguente storia: «nei primi anni '80 la Banca Islamica per lo Sviluppo, che ha
sede a Geddah in Arabia Saudita, acquisì un sistema computerizzato per le sue necessità contabili e di
comunicazione; un sistema più sofisticato rispetto alle sue reali esigenze.In quel sistema,'il database era
diviso in due sezioni: l''information file' dove i partecipanti agli incontri del Segretariato Permanente della
Organizzazione della Conferenza Islamica [anch'essa con sede a Geddah, e collegata alla Banca Islamica,
ndr.] potevano prelevare e inviare le informazioni di cui avevano bisogno; e il 'decision file', dove erano
conservate le decisioni prese durante le sessioni precedenti». «In arabo, i due files erano chiamati 'Qeidat
il-Maaloomaat' e 'Qeidat i – Taaleemaat'; entrambi erano contenuti dentro un file-contenitore chiamato in
arabo 'Qeidat ilmu'ti'aat», che è l'esatta traduzione della parola inglese 'database'. Ma gli arabi usavano
correntemente l'abbreviazione 'Al Qaeda', che significa 'base'».
«A metà degli anni '80 Al Qaeda era un database in un computer dedicato alle comunicazioni del
segretariato della Conferenza Islamica». Continua Bunel: «nei primi anni '90 ero ufficiale d'intelligence
annesso alla Force d'Action Rapide (FAR) francese. Dato che conosco l'arabo, traducevo una quantità di
fax e lettere intercettati dai nostri servizi. Spesso intercettavamo materiale proveniente da gruppi islamici
che agivano in Gran Bretagna o in Belgio». «Questi documenti contenevano direttive inviate a gruppi
armati islamisti in Algeria o in Francia. I messaggi citavano le fonti delle dichiarazioni da utilizzare nella
redazione di volantini o rivendicazioni, e da introdurre in video o registrazioni da mandare ai media.
Le fonti più spesso citate erano le Nazioni Unite, l'UNHCR, e…Al Qaeda».«Al Qaeda resettò il database della
Conferenza Islamica. Era naturale che Osama Bin Laden fosse connesso con questa rete. E' membro di
un'influente famigli saudita collegata con le banche e l'economia».
«A causa della presenza di 'Stati canaglia', era facile per gruppi terroristici usare l'@ mail del
database. Così l'@ mail di Al Qaeda era usato, con alcune interfacce per segretezza, dalle famiglie dei
mujaheddin per tenere i contatti con i loro figli in addestramento in Afghanistan, in Libia o nella valle della
Bekaa in Libano, o dovunque combattevano estremisti. Fra questi 'Stati canaglia' c'era l'Arabia Saudita.
Quando Osama bin Laden era un agente americano in Afghanistan, l'intranet di Al Qaeda era un buon
sistema di comunicare con messaggi in codice». «Al Qaeda non era un gruppo terroristico né una privata
proprietà di Bin Laden» «Gli atti terroristici commessi in Turchia nel 2003 furono compiuti da turchi e le
motivazioni erano locali e non internazionali. Questi attentati misero il governo turco in una posizione
difficile presso i britannici e gli israeliani. Ma gli attacchi intendevano certamente 'punire' il Primo ministro
turco Erdogan per essere un islamico troppo tiepido».
«Alcune lobby economiche arabe conducono una guerra contro le lobby economiche 'liberali'. Esse
usano gruppi terroristici locali che proclamano di agire a nome di Al Qaeda. D'altra parte, eserciti nazionali
invadono Paesi indipendenti sotto l'egida del Consiglio di sicurezza dell'ONU. I promotori reali di queste
guerre non sono i governi, ma le lobby nascoste dietro di essi». «La verità è che non esiste un gruppo
terrorista chiamato Al Qaeda, come sa qualunque funzionario di intelligence. C'è però una campagna di
propaganda per indurre il pubblico a credere a un'entità 'diabolica' e indurre la gente che guarda la TV ad
accettare una leadership unificata internazionale per la guerra contro il terrorismo. Il Paese che sta dietro
questa propaganda sono gli USA, e le lobby interessate alla guerra al terrorismo per scopi d'affari».
Magari non tutto è chiaro in questo testo.
Ma Bunel sta dicendo quello cui alluse Cook: Al Qaeda è, anche oggi, uno strumento in mano alle lobby
d'affari americane, con la complicità dell'Arabia Saudita. Va aggiunto che il maggiore Bunel, nel dicembre
2001, è stato dichiarato colpevole da un tribunale militare francese, in giudizio segreto, di aver passato alla
Serbia informazioni sui bersagli dei bombardamenti NATO sulla Serbia ai tempi dell'intervento in Kosovo.
A quel tempo, varrà la pena di ricordarlo, Belgrado accusò la resistenza bosniaca e albanese di essere
infiltrata da elementi di «Al Qaeda». Oggi si sa che questi gruppi erano finanziati dal «Bosnian Defense
Fund», un fondo creato e diretto da Richard Perle (capo dei neocon e spia d'Israele) e da Douglas Feith,
uno dei viceministri del Pentagono, ebreo come Perle e Wolfowitz. Un altro indizio che tra i neocon del
Pentagono ed Al Qaeda, la distinzione è confusa. L'uno è l'altra.
fonte : non sai nulla e ciò che credi di sapere è falso
Notizie che non suscitano clamore solo perchè non enfatizzate dai mass-media legati alle lobby, ma di vitale importanza per restare essere umani e non solo consumatori.

giovedì 7 giugno 2012
martedì 17 aprile 2012
Una strange annunciata: Behring Breivik
Oggi i giornali "ufficiali" riportano, le udienze del processo di Anders Behring Breivik, l’autore delle stragi del 22 luglio scorso a Oslo e sulla vicina isola di Utoya (nell’eccidio morirono 77 persone), in maggiornza filo- laburisti.
La versione ufficiale è che questo 21 enne pazzoide abbia agito da solo, facendo saltare in aria un edificio e poi armato di tutto punto uccidere, sempre da solo più di 60 persone!.
Anche se la filmica americana ci ha abituato a fenomeni dei "Rambo", la logica non aiuta certamente le persone dotate di "buon senso", che non necessariamente debbano essere considerate "complottiste".
Se analizziamo i fatti, questa strage rientra in un contesto politico particolare in Europa.
La Norvegia è una delle Nazioni che non ha aderito alla moneta unica europea ha firmato uno storico accordo di cooperazione siglato nel 2010 con la Russia, che definisce la linea di demarcazione delle zone di influenza economica nel Mare di Barents, secondo un criterio che assegna, alle due nazioni, parti ritenute uguali, per regolare attività che vanno dalla pesca del merluzzo allo sfruttamento dei ricchissimi giacimenti petroliferi e di gas naturale in un bacino di 175 mila chilometri quadrati. ha una forte autonomia che si rispecchia in un Governo e un’economia forte che ha resistito alla crisi; una politica pronta a riconoscere la Palestina;la decisione di ritirare le truppe dalla Libia.
Tutto ciò non è gradito a chi vuole la moneta unica targata UE ed il controllo delle materie prime in primis quelle energetiche.
Breivik si inserisce a "fagiuolo", in questo contesto, lo schizoide di turno, fomentato da letteratura anti-islamica e filonazista, compie una strage che ha un valore politico enorme, direi quasi un monito alla nazione e nessuno si interroga, da dove provenga costui e come abbia agito.
Breivik è un Massone la cui loggia è la famigerata St Johannes Logen St Olaus di rito svedese.
Le attività delle Massonerie in generale sono segrete, ma l’ex Illuminato Leo Lyon Zagami che ha messo a repentaglio la sua vita per denunciare gli abusi e le pratiche occulte e sataniche di questa frangia deviata della Massoneria, è stato costretto a riparare all’estero dopo essere stato arrestato per spionaggio dalle autorità norvegesi. Egli aveva fondato nel 2006 il progetto AKER LUX e il CLUB of NOW, con lo scopo di opporsi allo strapotere di questa frangia fondamentalista della Massoneria di rito svedese. In questo senso Zagami porta avanti da anni la denuncia del Rito Svedese e del suo legame con l’O.T.O(Ordo Templi Orientis) ,ossia Ordine dei Templari Orientali e il satanismo in generale.
La possibilità che Behring Breivik, che era soltanto un iniziato al terzo grado, possa essere stato plagiato e manipolato dalla Loggia a cui apparteneva, a questo punto è un ipotesi plausibile.
Come spiegato da Zagami, il Rito Svedese della Loggia deriverebbe dal Rito della Stretta Osservanza Templare, fondato nel 1756 dal barone Karl Gotthelf von Hund, la cui frangia tedesca influì, secondo Zagami, nel retroterra esoterico che diede vita al nazismo.
Molte sono le domande alle quali nessuno ha ancora dato risposta.
Perchè la polizia è arrivata sull' isola che dista poche miglia dalla costa, 1 ora e 30 dopo?, utilizzando uno scafo, piuttosto che un elicottero?
L'uso degli smartphone da parte dei campeggiatori con le richieste di aiuto sono state in tempo reale, ma a quanto pare non sono servite a far accorrere i soccorsi in un tempo ragionevole.
Alcuni testimoni superstiti hanno dichiarato di aver sentito gli spari provenienti da più parti, e non da una sola arma, ma fino ad adesso nessuno ha seguito questa pista.
C'è da chiedersi se tutto questo poteva essere evitato, e come sia possibile che un solo individuo si procuri armi ed esplosivo da solo e sia in grado di compiere in completa autonomia un attentato ed un strage.
La versione ufficiale è che questo 21 enne pazzoide abbia agito da solo, facendo saltare in aria un edificio e poi armato di tutto punto uccidere, sempre da solo più di 60 persone!.
Anche se la filmica americana ci ha abituato a fenomeni dei "Rambo", la logica non aiuta certamente le persone dotate di "buon senso", che non necessariamente debbano essere considerate "complottiste".
Se analizziamo i fatti, questa strage rientra in un contesto politico particolare in Europa.
La Norvegia è una delle Nazioni che non ha aderito alla moneta unica europea ha firmato uno storico accordo di cooperazione siglato nel 2010 con la Russia, che definisce la linea di demarcazione delle zone di influenza economica nel Mare di Barents, secondo un criterio che assegna, alle due nazioni, parti ritenute uguali, per regolare attività che vanno dalla pesca del merluzzo allo sfruttamento dei ricchissimi giacimenti petroliferi e di gas naturale in un bacino di 175 mila chilometri quadrati. ha una forte autonomia che si rispecchia in un Governo e un’economia forte che ha resistito alla crisi; una politica pronta a riconoscere la Palestina;la decisione di ritirare le truppe dalla Libia.
Tutto ciò non è gradito a chi vuole la moneta unica targata UE ed il controllo delle materie prime in primis quelle energetiche.
Breivik si inserisce a "fagiuolo", in questo contesto, lo schizoide di turno, fomentato da letteratura anti-islamica e filonazista, compie una strage che ha un valore politico enorme, direi quasi un monito alla nazione e nessuno si interroga, da dove provenga costui e come abbia agito.
Breivik è un Massone la cui loggia è la famigerata St Johannes Logen St Olaus di rito svedese.
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Anders Behring Breivik in veste da massone |
Le attività delle Massonerie in generale sono segrete, ma l’ex Illuminato Leo Lyon Zagami che ha messo a repentaglio la sua vita per denunciare gli abusi e le pratiche occulte e sataniche di questa frangia deviata della Massoneria, è stato costretto a riparare all’estero dopo essere stato arrestato per spionaggio dalle autorità norvegesi. Egli aveva fondato nel 2006 il progetto AKER LUX e il CLUB of NOW, con lo scopo di opporsi allo strapotere di questa frangia fondamentalista della Massoneria di rito svedese. In questo senso Zagami porta avanti da anni la denuncia del Rito Svedese e del suo legame con l’O.T.O(Ordo Templi Orientis) ,ossia Ordine dei Templari Orientali e il satanismo in generale.
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Leo Lyon Zagami |
La possibilità che Behring Breivik, che era soltanto un iniziato al terzo grado, possa essere stato plagiato e manipolato dalla Loggia a cui apparteneva, a questo punto è un ipotesi plausibile.
Come spiegato da Zagami, il Rito Svedese della Loggia deriverebbe dal Rito della Stretta Osservanza Templare, fondato nel 1756 dal barone Karl Gotthelf von Hund, la cui frangia tedesca influì, secondo Zagami, nel retroterra esoterico che diede vita al nazismo.
Molte sono le domande alle quali nessuno ha ancora dato risposta.
Perchè la polizia è arrivata sull' isola che dista poche miglia dalla costa, 1 ora e 30 dopo?, utilizzando uno scafo, piuttosto che un elicottero?
L'uso degli smartphone da parte dei campeggiatori con le richieste di aiuto sono state in tempo reale, ma a quanto pare non sono servite a far accorrere i soccorsi in un tempo ragionevole.
Alcuni testimoni superstiti hanno dichiarato di aver sentito gli spari provenienti da più parti, e non da una sola arma, ma fino ad adesso nessuno ha seguito questa pista.
C'è da chiedersi se tutto questo poteva essere evitato, e come sia possibile che un solo individuo si procuri armi ed esplosivo da solo e sia in grado di compiere in completa autonomia un attentato ed un strage.
martedì 3 aprile 2012
Quando il tasso di interesse Bancario veniva chiamato "usura"
Da quanto esistono le banche? Chi furono i primi banchieri? Quali furono le prime operazioni bancarie?
fonte : non sai nulla e ciò che credi di sapere è falso
L’uso di conservare in luogo sicuro i propri risparmi e di ricorrere ad altri per ricevere denaro a prestito, nei momenti di necessità, è antichissimo. Nell’antica Grecia i cittadini solevano affidare i propri averi nientemeno che ai sacerdoti i quali li conservavano nelle tranquille solide mura dei templi, certi che anche nei momenti di maggiore pericolo, nei duri tempi delle invasioni straniere, quei piccoli o grandi risparmi sarebbero stati rispettati, come erano rispettati gli stessi Dei.
In epoche più progredite, però, e dopo alcune penose esperienze dovute alla mancanza di rispetto dei luoghi sacri da parte dei nemici vincitori, si sentì la necessità di trovare alcuni privati cittadini che si occupassero non solo di conservare o prestare danaro, ma anche, e principalmente, di effettuare scambi tra monete di paesi esteri. Sorsero così i primi antenati degli odierni banchieri: uomini attivi e di provata onestà che avevano le loro rudimentali botteghe accanto ai grandi porti o, più semplicemente, che nei giorni di mercato esercitavano le loro funzioni nella pubblica piazza.
Dette persone erano chiamate «trapezisti» e, almeno alle origini, erano per la massima parte stranieri,venuti schiavi in Grecia, che avevano acquistato la libertà a costo di molte e dure fatiche.
A citare un Rothschild è proprio parlare di banche.
A uno di questi banchieri famosi capitò una volta di spiegare come si fa a essere attivi negli affari. A lui pareva che per prima cosa si dovesse nascondere quello che ci si proponeva di fare; poi, e si va nel più difficile, bisognerebbe fingere dei progetti puramente immaginari. Da ultimo, bisognava dire fuori dai denti quel che si vuole veramente fare: con il risultato che nessuno ci crede. E questo modo è il modo migliore per riuscire negli affari.
E’ l’estremo dell’astuzia.
Coloro che dovevano intraprendere un viaggio si fidavano talmente di questi rudimentali banchieri, da affidare loro talvolta anche l’intero proprio patrimonio, sicuri come erano che, l’avrebbero ritrovato non solo intatto, ma aumentato degli interessi maturati nel periodo della loro assenza.
I banchieri romani, venivano chiamati «argentarii», o «nummularii»; e avevano botteghe proprie in tutti i quartieri della capitale e spesso anche succursali sparse un po’ ovunque per il vasto impero. Nessun commerciante,uomo d’affari, piccolo o grande proprietario, infatti, nei tempi dell’antica Roma pensava di poter tenere il denaro al sicuro in casa; tutti sapevano che, solo dando i propri capitali ai banchieri, ne avrebbero potuto ricavare un buon interesse.
Quando un Romano doveva pagare somme rilevanti, poi, aveva l’abitudine di portare dal proprio banchiere di fiducia il cliente e tramite il banchiere effettuava pagamenti ed affari d’ogni genere.
Nel Foro, sotto gli archi dei templi di Giano e di Castore, sorgevano, in età imperiale, vere e proprie banche; e tanto era considerata la professione dei banchieri, che ben presto si sentì la necessità di porre
l’intera categoria sotto l’alta protezione d’una divinità: fu scelto non si sa bene per quale misteriosa ragione, il dio Mercurio, l’alato nume che tutelava contemporaneamente i ladri ed i bambini.
Nel Medio Evo, prima ancora che sorgessero i primi grandi banchieri che per secoli legarono il loro nome alla storia di re e nazioni, esistevano molti «campsores», ossia cambisti: vale a dire funzionari che si occupavano di cambiare rapidamente i tipi di moneta in uso in un determinato paese, con quelli in corso altrove: veri antenati dei moderni cambiavalute, preziosissimi per rendere più agevoli e semplici i commerci ed i rapporti tra stato e stato.
Più tardi, con il nome di «campsor» si indicò anche il banchiere vero e proprio; mentre il nome «banca» deriva certamente dai banchi o tavoli sui quali i «campsores» posavano il denaro necessario per svolgere la loro attività. Banchi coperti di panno verde, sui quali facevano spicco le borse ben ricolme ed i registri con i nomi dei vari clienti. L’attività di quei banchieri, però, era in parte limitata dalle leggi della Chiesa, per la quale chi prestava denaro, chiedendo interessi, era considerato peccatore.
Gli imperatori Costantino, Teodosio, Valentiniano, Arcadio, però, a poco a poco, con disposizioni sempre più liberali, resero legale «l’usura» (così si chiamava l’interesse); e quando si giunse al XII secolo non esisteva in Europa banchiere che non facesse dell’usura la propria principale fonte di guadagno.
I primi banchieri genovesi, pisani, veneziani, fiorentini che appunto nel XII e nel XIII secolo iniziarono la loro attività, portando le loro sedi sin nella lontana Inghilterra, in Francia, in Spagna, si dedicarono tutti indistintamente al traffico del danaro; ossia dell’usura. Ma ben presto le loro pretese divennero eccessive, gli interessi richiesti parvero addirittura passibili di pena, e, nel 1291, il re Filippo IV espulse dalla Francia, i banchieri italiani; nel 1240 Eduardo III li cacciò dall’Inghilterra, ove poterono far ritorno solo dieci anni dopo, sotto l’egidia del pontefice; per essere, però, nuovamente espulsi dopo poco tempo.
I banchieri fiorentini, tra gli altri, quelli che maggiormente si distinsero per abilità, intraprendenza,capacità organizzativa.
Le grandi famiglie di commercianti, quali i Bardi, i Peruzzi, gli stessi Medici, costituirono vere e proprie società familiari, riunendo il capitale posseduto da ogni membro fino a formare colossali aziende, che divennero, nel volgere di pochi decenni, arbitre della storia; non solo commerciale
ma spesso anche politica di mezza Europa. Avevano succursali in tutta l’Europa, in Africa, in Asia Minore: sovvenzionavano guerre, lotte tra famiglie rivali, commerci in grande stile con i più lontani paesi dell’Oriente.
Quando, nel secolo XIV, per la ben nota vicenda, il re d’Inghilterra rifiutò di pagare ai banchieri fiorentini Bardi e Peruzzi la favolosa somma di 1 milione e 365.000 fiorini d’oro che doveva loro, nel crollo che seguì l’aspra contesa furono travolte infinite altre compagnie fiorentine: quelle degli Acciaiuoli, dei Corsini, dei Bonacorsi e via dicendo; ma tanto ricca e tanto industriosa era in quel tempo la gente toscana, che nel volgere di pochi anni la città si risollevò dal crollo pauroso e i suoi abili banchieri ripresero il loro posto di preminenza nel mondo.
La compagnia di Lorenzo e Giuliano dei Medici fucostituita nel 1461, con un capitale di 12.000 fiorini d’oro. Nel 1475 furono in grado di prestare ad
Edoardo IV d’Inghilterra ben 30.000 fiorini d’oro e divennero, poi, banchieri e sovvenzionatori dell’arciduca d’Austria e del duca di Borgogna.
Nel secolo XV un po’ ovunque, per tutta l’Italia, fiorirono ricche e stimate compagnie bancarie: a Venezia il famoso Banco Soranza, seguito da quello di «Casa Priuli», e dal Banco Pisani, per non citare che i maggiori. A Genova ricordiamo il grande Banco di San Giorgio; a Milano quello di Sant’Ambrogio sorto nel 1593; a Napoli il «Banco di Napoli», il più antico istituto di credito d’Europa, e, in seguito, i diversi «Monti» (Monte di pietà, di Sant’Egidio, dello Spirito Santo, dei Poveri) sorti come opere di carità per venire incontro alle necessità degli strati più poveri della popolazione partenopea, dopo la cacciata degli Ebrei ad opera di Pietro da Toledo nel 1540: Ebrei che, malgrado i loro difetti, arrecavano tanti vantaggi a tutti i cittadini.
Nel secolo XVII sorse a Siena il «Monte dei Paschi»; mentre nel secolo XIX si costituirono molte banche che ancor oggi prosperano in Italia: le «Banche Popolari» create a cominciare dal 1864; la «Banca Commerciale Italiana» nel 1894. E ora una curiosità: volete sapere quando ebbero origini le cambiali, «croce e delizia» dei nostri tempi? Secondo l’opinione più corrente le «lettere di cambio» o «cambiali» furono un’invenzione italiana del Medioevo, allo scopo di rendere più facile ed agevole la circolazione del danaro.
La più antica cambiale che si conosca risale al lontano 1207 e in essa così si legge: «Nell’anno 1207 Simone Rubens banchiere dichiara di aver ricevuto L.34 in danari di Genova, con 32 danari di uali, Simone Rubens, fratello di lui, deve dare in Palermo 8 marchi di buon argento a colui che presenterà questa carta».
Il primo protesto noto, invece, risale al 1384 e venne elevato da un notaio genovese contro un tal Antonius Laurentius.
Ma prima di lui e, principalmente, dopo di lui quanti non onorarono il pagamento di una cambiale?
fonte : non sai nulla e ciò che credi di sapere è falso
mercoledì 7 marzo 2012
Google è come una Banca
Google è come una Banca, pertanto bisogna "fidarsi", sono le parole del portavoce del Colosso di Mountain View, Anthony House.
A molti è sfuggito, ma dal 1° Marzo sono entrate in vigore le nuove regole della privacy di google.
Alcune novità rigurdano ad esempio l'obbligatorieta dell' account Google per i servizi di Youtube.
D' ora in avanti i dati raccolti da un singolo sevizio di Google saranno condivisi automaticamente da tutte le altre piattaforme (ad esempio Gmail, Google+ ,YouTube, Blogger, Picasa, ecc.) in modo da favorire una profilazione degli utenti più accurata ed efficace,con il rischio per la privacy visto che la cronologia delle ricerche rimane in memoria nei database di Google se non disattivato propriamente, attraverso gli strumenti della Privacy fornito dal servizio.
Per chi usa smartphone e affini, sappiano che viene registrata la loro posizione geografica grazie ai punti di accesso alla rete Wi-Fi o al GPS attivo.
Nulla è gratis e questo lo si sà, ma la contropartita sembra volgere in maniera spropositata verso Il "padrone" delle ricerche globali, in quanto i dati relativi alle attività di navigazione, possono essere rivenduti alle società di Marketing a suon di milion di dollari, i quali forniranno pubblicità sempre più mirate verso i nostri desktop.
Anche l' UE, sembra aver espresso dubbi sulle nuove norme,mentre si attende il responso dell’analisi dell’Autorità francese. Il governo giapponese, ha chiesto alla società californiana di presentare una relazione sull’impatto delle nuove regole sulla privacy dei cittadini e di essere pronto a rispondere a qualunque richiesta di delucidazioni presentata dagli utenti.
Nel Frattempo come possiamo difenderci dalla manipolazione della nostra privacy?
Ci vengono sempre dalla rete alcune soluzioni.
Una di queste è installare un software con specifiche estensioni sul browser, come ghostery (funziona con i principali browser), oppure scegliere un sofware open source, ma più complesso da gestire, come tor. Infine esiste la possibilità di usare i sistemi proxy come anonymouse, ma ne esistono altri equivalenti, che utilizzano i loro server per garantire una navigazione anonima.
Orwell aveva previsto tutto, il Big Brother non si è fatto attendere.
martedì 28 febbraio 2012
Ditegli sempre si
La citazione di uno dei capolavori del Teatro di Eduardo De filippo, mi è servito per introdurre una nuova forma di attivismo sociale che viene denominato The yes man i due creatori del movimento sono Andy Bichlbaum e Mike Bonanno, due cittadini statunitensi.
Il primo insegna presso la Parsons, the New School for Design, il secondo è professore di Media Art presso il Rensslaer Polytechnic Insitute .
Utilizzano lo sberleffo e l'ironia per salvare il mondo dall' neoliberismo imperante e senza scrupoli delle più grosse multinazionali.
La loro mission: "Sono i Leader e le grandi Società che hanno messo i profitti davanti a tutto il resto".
Si intrufolano negli eventi aziendali travestiti da capitani d'industria, rappresentanti delle potenti corporazioni e organizzazioni governative, come ExxonMobil, McDonald, e il US Department of Housing e dello sviluppo urbano.
Annunciano la fine della guerra in Iraq , oppure lo scioglimento dell'Organizzazione mondiale del commercio al fine di spostare l'attenzione per aiutare i poveri del pianeta, creano una edizione alternativa al new york times, dove sono pubblicate solo buone notizie ed eticamente giuste.
Dalla loro attività è nato anche un documentario di libera distribuzione intitolato:
The Yes Man Fix the World (Gli Yes Men riparano il mondo).
Divertente e sconcertante nello stesso tempo. Una risata li seppellirà...
martedì 21 febbraio 2012
The Dark side of Veltroni Walter
Walter Veltroni,nato a Roma, 3 luglio 1955, figlio di Vittorio Veltroni, radiocronista EIAR e poi dirigente della RAI, scomparso quando Walter aveva un anno. Sua madre, Ivanka Kotnik, era figlia dello sloveno Ciril Kotnik, ambasciatore del Regno di Jugoslavia presso la Santa Sede, che dopo l'armistizio del 1943 aiutò numerosi ebrei romani a scappare dalla persecuzione nazifascista. Si avvicinò, come il padre, al mondo del cinema dopo la bocciatura in prima superiore, e successivamente maturò le prime esperienze politiche. Walter Veltroni ha conseguito nel 1973 il diploma di istruzione secondaria superiore rilasciato dall'Istituto di stato per la Cinematografia e la Televisione.
Ha cominciato a dedicarsi all'attività politica come segretario della cellula della Fgci, l'organizzazione giovanile del partito comunista, ai tempi della scuola e nel 1976, a ventuno anni, è stato eletto consigliere comunale di Roma nelle liste del PCI, mantenendo questa carica fino al 1981. Nel 1987 è stato eletto per la prima volta deputato nazionale. Un anno dopo è entrato nel comitato centrale del PCI, ed in questa veste si è dichiarato favorevole alla svolta della Bolognina di Achille Occhetto e alla nascita del Partito Democratico della Sinistra. Nel 1992, nonostante all'epoca fosse soltanto giornalista pubblicista, è stato nominato direttore de L'Unità, dove ha svolto la pratica che gli ha consentito di accedere agli esami da giornalista professionista, superati il 12 luglio 1995. Quando era direttore dell'Unità il giornale fu rilanciato con grandi novità: la pubblicazione in allegato di libri e videocassette per la prima volta con continuità tra i quotidiani italiani e la "divisione" del giornale in due dorsi, con "l'Unità due" che si occupava approfonditamente di cultura e società. Negli anni della sua direzione l'Unità ha riscosso un incremento di vendite passando dalle 117.000 copie del 1992 alle 151.000 del 1995.
Ha cominciato a dedicarsi all'attività politica come segretario della cellula della Fgci, l'organizzazione giovanile del partito comunista, ai tempi della scuola e nel 1976, a ventuno anni, è stato eletto consigliere comunale di Roma nelle liste del PCI, mantenendo questa carica fino al 1981. Nel 1987 è stato eletto per la prima volta deputato nazionale. Un anno dopo è entrato nel comitato centrale del PCI, ed in questa veste si è dichiarato favorevole alla svolta della Bolognina di Achille Occhetto e alla nascita del Partito Democratico della Sinistra. Nel 1992, nonostante all'epoca fosse soltanto giornalista pubblicista, è stato nominato direttore de L'Unità, dove ha svolto la pratica che gli ha consentito di accedere agli esami da giornalista professionista, superati il 12 luglio 1995. Quando era direttore dell'Unità il giornale fu rilanciato con grandi novità: la pubblicazione in allegato di libri e videocassette per la prima volta con continuità tra i quotidiani italiani e la "divisione" del giornale in due dorsi, con "l'Unità due" che si occupava approfonditamente di cultura e società. Negli anni della sua direzione l'Unità ha riscosso un incremento di vendite passando dalle 117.000 copie del 1992 alle 151.000 del 1995.
Nel 1996 Romano Prodi lo chiamò a condividere la leadership de l'Ulivo e, dopo la vittoria della coalizione di Centrosinistra, divenne vicepresidente del Consiglio e Ministro dei Beni Culturali e ambientali con l'incarico per lo spettacolo e lo sport. Si impegnò per i restauri e le riaperture di importanti monumenti nazionali come la Galleria Borghese, Palazzo Altemps e Palazzo Massimo a Roma, la reggia di Venaria in Piemonte. Varò il meccanismo di assegnazione delle risorse provenienti dalle estrazioni del Lotto per finanziare il restauro dei beni culturali, lanciò i musei aperti anche la sera.
Nel 1998, dopo la caduta del governo Prodi, tornò a concentrarsi sul partito, che, in seguito alla confluenza nel partito di formazioni di varia ispirazione, laiche e cattoliche (Sinistra repubblicana, Cristiano Sociali, Comunisti unitari, Laburisti) si era trasformato in DS, ovvero Democratici di Sinistra. Sotto la sua guida, i DS arrivano al minimo storico, con il 16,6% dei voti alle Elezioni Politiche del 2001 (5 anni prima il PDS da solo era al 21%). Si dimette dalla segreteria (anche a causa dell'elezione a Sindaco di Roma) e nell'autunno del 2001 viene sostituito da Piero Fassino (fonte:wikipedia).
A qualcuno può sembrare strano leggendo il suo curriculum, che il sig. Veltroni a distanza di alcuni anni ci stupisca con dichiarazioni che contraddicono la sua "militanza" e formazione in ambienti cosidetti di "sinistra" come FIGC e PCI, ma sentite alcune sue esternazioni nel corso del tempo, non c'è da stupirsi.
La prima più clamorosa è del 1995 dice «Si poteva stare nel Pci senza essere comunisti. Era possible, è stato così» , oppure «non sono mai stato comunista».
Ma ci sono alcuni momenti in cui il suo intervento risulta determinante nelle questioni del nostro paese. Come spiega nel libro di Michele De Lucia "Il Baratto",Walter Veltroni, come responsabile Comunicazioni di massa del PCI e seguendo la linea del partito all'epoca, avrebbe aiutato a ratificare nel 1985 il decreto di Craxi che permetteva a Silvio Berlusconi di aggirare la decisione di tre pretori del 16 ottobre 1984 di procedere al sequestro nelle loro regioni di competenza del sistema che permetteva la trasmissione simultanea nel Paese di tre canali televisivi. Questo in cambio, di Rai 3 al PCI.
Siamo al 2012 in piena crisi del lavoro, il nostro caro Walter si pronuncia così “Il Governo Monti fa cose di sinistra”,
“Il problema non è l’articolo 18 sul quale ho detto molto meno di quanto detto mille volte da Bersani. Il problema è il giudizio su Monti”.
E' vero che ormai esiste un appiattimento culturale, è vero che ormai anche il PD(ex PCI) da anni promuova interventi che poco hanno a che fare con il "sociale", ma questa logica dello "sputare nel piatto dove si mangia", è diventato offensivo oltremodo anche per le menti più "aperte" della sinistra, E' questo il danno che da anni questi personaggi pepetuano a chi crede ancora che un "altro mondo sia possibile".
Allora si svestano della figura di "promotori del bene" e tolgano la maschera una volta per tutte.
Il sig. Veltroni dichiara di essere favorevole ad nuovo governo mondiale (NWO???), non risponde ma è fortemente "imbarazzato" alla domanda di un giovane giornalista free-lance, riguardo la conoscenza del gruppo Bilderberg (è il nome è dell’albergo dove avvenne la prima riunione) , ovvero club dei padroni del pianeta .Il club, o gruppo Bilderberg, è ignoto alla stragrande maggioranza del globo terrestre , fattore che ne determina l’influenza occulta e la manipolazione segreta di tutte le principali decisioni che governano il pianeta. Stiamo parlando di circa un centinaio di persone potenti e influentissime, politici, economisti, imprenditori e militari collocati in posti chiave e strategici, che annualmente, dal 1954, si riuniscono in piccole cittadine, lontano dagli occhi della pubblica opinione, per assumere decisioni che riguardano il destino di milioni di inconsapevoli persone. Nel corso di questi meeting (nel 2004 lorsignori si sono riuniti in Italia, a Stresa) la stampa è tenuta rigorosamente alla larga e vige per i protagonisti il divieto assoluto di rilasciare qualsiasi tipo di dichiarazione.
Per capirci, del Bilderberg ha fatto parte il banchiere David Rockfeller (uno dei fondatori) e ne fa tuttora parte Henry Kissinger, il potentissimo segretario di stato di Richard Nixon al centro delle più inquietanti trame internazionali degli anni ’70. Kissinger, per capirci, è l’uomo del golpe cileno e dello scandalo Watergate. Ma senza andare a ritroso nel tempo, e per restare a casa nostra, nel Bilderberg troviamo le tracce dell’ex presidente del Consiglio, Romano Prodi, del neopresidente della BCE, Mario Draghi, del pupillo di casa Agnelli, John Elkan, del numero uno di Telecom Italia, Franco Bernabè, il presidente del consiglio in pectore Mario Monti, e per finire Walter Veltroni.
martedì 14 febbraio 2012
Il genocidio Siriano
In questi giorni difficili per l'Italia, che subisce un ennesimo declassamento, da parte dell' Agenzia di rating Standard&Poors, la crisi nera della Grecia, che vive un default simile all'Argentina.
In Sira si stà consumando una guerra di cui nessuno parla, ma grazie alla rete è potuta arrivare a noi una lettera di denuncia di Khaled Khalifa, romanziere, poeta e sceneggiatore per la TV e il cinema. Nel 2008 il suo romanzo Elogio dell’odio, in Italia edito da Bompiani, è entrato a far parte della rosa dei finalisti dell’International Prize for Arabic Fiction, il più importante riconoscimento letterario nel mondo arabo. Il romanzo, censurato in patria, è stato tradotto in molte lingue.
La repressione in Siria miete ogni giorno decine di vittime innocenti: vengono uccisi anche i bambini e i feriti negli ospedali. E' un bagno di sangue ma nessun paese interviene per fermare questa strage.
"..Non riesco a spiegare nulla di più in questi momenti cruciali, ma spero di avervi esortati a mostrare la vostra solidarietà al mio popolo con i mezzi che riterrete più opportuni. So che la scrittura è impotente e nuda di fronte al frastuono dei cannoni, dei carri armati e dei missili russi che bombardano città e civili inermi, ma non mi va che anche il vostro silenzio sia complice dello sterminio del mio popolo."., queste le parole di Khaled.
In Sira si stà consumando una guerra di cui nessuno parla, ma grazie alla rete è potuta arrivare a noi una lettera di denuncia di Khaled Khalifa, romanziere, poeta e sceneggiatore per la TV e il cinema. Nel 2008 il suo romanzo Elogio dell’odio, in Italia edito da Bompiani, è entrato a far parte della rosa dei finalisti dell’International Prize for Arabic Fiction, il più importante riconoscimento letterario nel mondo arabo. Il romanzo, censurato in patria, è stato tradotto in molte lingue.
La repressione in Siria miete ogni giorno decine di vittime innocenti: vengono uccisi anche i bambini e i feriti negli ospedali. E' un bagno di sangue ma nessun paese interviene per fermare questa strage.
"..Non riesco a spiegare nulla di più in questi momenti cruciali, ma spero di avervi esortati a mostrare la vostra solidarietà al mio popolo con i mezzi che riterrete più opportuni. So che la scrittura è impotente e nuda di fronte al frastuono dei cannoni, dei carri armati e dei missili russi che bombardano città e civili inermi, ma non mi va che anche il vostro silenzio sia complice dello sterminio del mio popolo."., queste le parole di Khaled.
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